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I Campionati Mondiali Pokémon 2015 sono conclusi. Anche l’Italia ha avuto voce in capitolo grazie a tanti allenatori che si sono fatti strada inseguendo i propri sogni. Pokémon Times ha intervistato Alberto Gini, giocatore che ha accarezzato la Top 8 tra i migliori giocatori  di tutto il mondo del Campionato Videogioco Pokémon. Ecco… cosa ci ha detto:

 

Pokémon Times: Giochi ai videogames Pokémon da quando sono usciti o ti ci sei avvicinato in un secondo momento?

Alberto Gini: La mia storia da allenatore di Pokémon credo sia piuttosto particolare con risvolti bizzarri: tanto per cominciare inizia in un supermercato. Quando ero bambino i miei genitori non volevano comprare a me e mio fratello Matteo (Nicola non era ancora nato) un Game Boy Color così ce lo siamo dovuti “guadagnare” in un modo molto particolare: in un supermercato vicino casa infatti c’era la classica raccolta punti a premi che c’è più o meno in tutti i supermarket e tra i premi c’era proprio il Game Boy Color che volevamo! Così per tantissimo tempo ci siamo ingozzati di biscotti che non so perché davano una marea di punti a differenza degli altri prodotti. Dopo tanti biscotti arrivò così il tanto bramato Game Boy Color e poco dopo Pokémon Blu. Da lì ho iniziato a giocare a Pokémon, o meglio ha iniziato Matty perché potendo fare un solo salvataggio lui giocava e io guardavo. Arrivò poi Pokémon Argento con cui giocai parecchio, ma quando arrivò la terza generazione mi sono dovuto prendere una pausa in quanto non avevamo il Game Boy Advance.

 

PT: Qual è il tuo ricordo più vecchio legato alle lotte competitive Pokémon?

AG: Il ricordo più vecchio legato alle lotte è anche il momento in cui mi riavvicinai al videogioco. Nel 2011 infatti studiavo a L’Aquila e i miei fratelli parteciparono al Nazionale di Roma ed essendo di strada dormirono da me la notte prima e poi andammo al Nazionale, giusto per stare un po’ insieme visto che ci si vedeva raramente. Non ero assolutamente attratto dai Pokémon, chiaramente sapevo che Matty aveva continuato a giocare e che era uno dei migliori giocatori di singolo in Italia ma nonostante ogni tanto provasse a spiegarmi le meccaniche di gioco non mi appassionai mai, a differenza di Nicola che seguì le sue orme. Fatto sta che mi ritrovo in mezzo a centinaia di giocatori di Pokémon di tutte le età che si davano battaglia per diventare il miglior giocatore d’Italia. Si parte dai piccoli, nei Senior giocava mio fratello minore Nicola (il più piccolo della categoria) che si faceva largo tra partecipanti più grandi di lui. Vince lotte a ripetizione, Top 16, Top 8, semifinale: è tra i due migliori Senior in Italia e questo gli garantisce un posto al Mondiale di San Diego (e lo garantisce anche a me visto che essendo minorenne The Pokémon Company International paga il viaggio ad un accompagnatore)! L’euforia della scalata non è ancora finita che già partono i Master e anche Matteo inizia a battere avversari a ripetizione fino ad arrivare in finale con il suo grande amico Alexis (Francesco) che da lì in poi diventerà il nostro compagno di viaggio. In quei momenti mi si accese una lampadina: entrambi i miei fratelli sono a San Diego per giocarsi il mondiale, sono tra i migliori giocatori di Italia… non sarà mica una cosa genetica? Cavoli, se son bravi loro allora sarò bravo anche io! Quello è stato il momento in cui mi riavvicinai ai Pokémon ed entrai nel gioco competitivo e forse sì, è proprio un talento di famiglia quello dei Pokémon!

 

PT: La tua è una famiglia di allenatori. Quando crei un team preferisci riunirti con i tuoi fratelli per condividere idee e strategie oppure lo crei da solo?

AG: Devo essere sincero: tra i tre sono il più sfaticato! Matty crea team a ripetizione, ne sforna uno dietro l’altro e da qualche tempo anche Nico è diventato molto bravo nel costruire team mentre quando era più piccolo gli si dava una mano nella creazione del team per prepararsi agli eventi. Io invece non sono un “builder” formidabile quindi mi ritrovo il più delle volte a seguire i loro consigli o al massimo cerco di aiutarli, per quello che posso, nel cercare di sistemare e migliorare il team. Ecco diciamo che se nessuno dei due mi passasse più un team non saprei dove sbattere la testa!

 

alberto_gini_intervista1_pokemontimes-itPT: Qualificarsi ai Campionati Mondiali è difficile: quanto è stato duro il tuo percorso?

AG: Vivere un mondiale è qualcosa di unico: c’è un’atmosfera pazzesca, giocatori da ogni angolo del pianeta, si sente proprio il privilegio di partecipare a questo evento. Questo di Boston è stato il quinto mondiale che ho vissuto, dopo quello da spettatore del 2011 a San Diego che si concluse con ottimi risultati (Matteo secondo, Francesco e Nicola settimi nelle rispettive categorie), ho vissuto da esterno anche quello di Kona (Hawaii) del 2012. Finalmente nel 2013 dopo aver vinto il Nazionale in Germania (Matty aveva vinto appena due settimane prima quello di Milano mentre Nico allo stesso evento si classificò terzo) debutto anche io al Mondiale di Vancouver al quale seguì anche la partecipazione nei due anni successivi rispettivamente a Washington e Boston. La strada è stata molto dura, ho dovuto inghiottire bocconi amari perché perdere non è mai bello ed essendo una persona molto competitiva non poter competere con i migliori è stata molto dura. Grazie al duro lavoro e all’allenamento però sono riuscito ad arrivare a questi livelli e se ripenso a tutti i momenti difficili e a tutte le volte che volevo lanciare il mio DS fuori dalla finestra e chiudere questo capitolo sono felice di non aver gettato la spugna perché anche solo un secondo vissuto ad un evento come il Mondiale ripaga tutti gli sforzi fatti negli ultimi anni.

 

PT: Come inizia la preparazione per i Campionati Mondiali? E come reagiscono ogni volta i tuoi parenti ed amici?

AG: La conversazione tipo quando dico a qualcuno per la prima volta che vado all’estero per giocare a Pokémon è questa:

– Dove vai?
– A Boston
– Figo! A Fare?
– A giocare i mondiali di Pokémon
– Ah, di Poker!
– No no, di Pokémon!

Per quanto riguarda la preparazione inizia praticamente a settembre. Siamo impegnati in tante competizioni durante tutto il corso dell’anno quindi giochiamo costantemente e avere continuità nel gioco vuol dire tanto. Chiaramente ci sono periodi in cui ci prendiamo delle piccole pause ma soprattutto prima dei grandi eventi come Nazionali e Mondiali è molto importante giocare tanto per tenersi allenati. Se abbiamo giocato tanto e in una lotta ci troviamo in una situazione difficile, quella situazione l’abbiamo sicuramente già affrontata durante una lotta di prova e avremo più possibilità di fare la scelta giusta riducendo il margine di errore.

 

PT: Partecipare ai Campionati Mondiali è sempre emozionante. Durante le lotte riesci a mettere a bada le tue emozioni oppure ti lasci prendere?

AG: Sono un tipo molto fumantino ma anche molto freddo. Se durante una lotta capita un colpo di fortuna all’avversario mi arrabbio, sono fatto così e non riesco a fare buon viso a cattivo gioco anche se naturalmente non ce l’ho direttamente con il mio sfidante, non è mica colpa sua. Conosco il gioco e so che anche la fortuna ha un suo peso. L’esperienza però mi ha insegnato a stare calmo, arrivato al terzo Mondiale e dopo svariati Nazionali non sento più la pressione che magari sentono i debuttanti. Questo sicuramente mi aiuta ad avere la mente lucida e a fare sempre la mossa che può darmi più vantaggio senza farmi prendere dal panico per un colpo di sfortuna o per qualcosa che è andato storto. Cerco però di vivere al meglio tutto quello che c’è intorno alle sfide: cerimonia di apertura, conoscere tanta gente proveniente da ogni parte del pianeta, farsi tanti amici e cerimonia di chiusura sono momenti molto emozionanti che non si dimenticano facilmente. Quest’anno la ciliegina sulla torta è stata lottare per le posizioni che contano, sono andato vicinissimo alla Top 8 ma soprattutto è stato veramente bello giocare in streaming. L’ultimo round l’ho giocato contro un giocatore proveniente dagli Stati Uniti sullo streaming ufficiale di Pokémon che è stato visto da migliaia di persone in tutto il mondo ed è stata veramente una soddisfazione unica. Questa lotta mi ha fatto capire per l’ennesima volta che in questo gioco non conta solo vincere perché quando sono sceso da quel palco, anche se da perdente, ho ricevuto complimenti da tantissime persone per la lotta bella ed emozionante che gli ho fatto vedere. Preso in mano il cellulare ci ho messo un’ora e mezza per leggere tutti i messaggi di stima che mi sono arrivati su Facebook e Twitter e questa probabilmente è stata la soddisfazione più grande da quando gioco a Pokémon.

 

alberto_gini_intervista3_pokemontimes-itPT: Quali dei team che hai incontrato ai Campionati ti hanno colpito di più? Ci sono stati team imprevedibili o molto fantasiosi?

AG: A differenza degli altri anni a questo mondiale sono stati usati team molto standard, quelli che mi hanno colpito di più sono stati il mio grande amico spagnolo Alex G.(PokéAlex) che usava Misdreavus, l’americano Aaron Z. (Cybertron) con Swampert, il coreano Lee D.Y. con un set molto particolare di Sableye e il giapponese Daichi K. (Scar) che usava una squadra basata sulla Distortozona molto bella con MegaGardevoir.

 

PT: Se potessi tornare indietro nel tempo, cambieresti il tuo team o le mosse che hai usato durante le lotte?

AG: Sicuramente non cambierei team visto che non è mio! Anzi ci tengo a ringraziare veramente di cuore Francesco che mi ha prestato il team con cui ha vinto i Nazionali a Milano visto che io a due giorni dal Mondiale non sapevo ancora quali Pokémon usare. Per quanto riguarda le mosse chiaramente con il senno di poi sarebbe facile scegliere quali attacchi usare ma ripensando ai vari errori che ho fatto e parlandone anche con i miei compagni di viaggio Matteo, Nicola e Francesco penso di aver fatto le cose che mi davano più possibilità di vincere e se ho perso è perché il mio avversario è stato più bravo di me quindi GG e alla prossima!

 

AG: Come ultima cosa vorrei ringraziare un po’ di persone: prima di tutti te Enrico (Spixon) che permetti che in Italia si venga raccontata l’esperienza di un mondiale in modo da far crescere il movimento italiano, la mia famiglia che ancora non ci ha sbattuti fuori di casa nonostante siamo sempre in giro per qualsiasi evento, la mia fidanzata Marianna che mi appoggia in qualsiasi cosa e che per due giorni è andata in giro per Pesaro con la maglia con Pikachu del Mondiale dello scorso anno per fare il tifo, i miei fratelli Matteo Nicola e Francesco (che ormai è un quarto fratello aggiunto) per questa avventura, Arash, Pietro, ed Eugenio e tutto il resto della spedizione italiana perché ci siamo divertiti un casino, chi ha fatto il tifo per me perché è stato importante sentire il vostro sostegno, chi mi ha gufato perché è stato altrettanto importante caricarmi per dimostrarvi qualcosa, chi è passato anche solo per un momento in questo straordinario film perché ogni persona gli ha permesso di farlo diventare un capolavoro.

PT: Noi invece ringraziamo di cuore Alberto per la sua disponibilità e gli auguriamo il meglio per la sua avventura nel mondo competitivo dei Pokémon!

Speriamo che l’intervista sia stata di vostro gradimento e che magari possa avervi ispirato un po’ a lottare nel competitivo: sempre con rispetto, lealtà e sportività! 🙂

Di Spixon

Spixon è il fondatore di Pokémon Times. Si appassiona al mondo Pokémon guardando alcuni episodi della serie animata in tv. La sua avventura con i videogiochi inizia con Pokémon Oro Heartgold e da allora non farà più a meno dei successivi capitoli. Torna a gestire Pokémon Times a marzo 2018 dopo un lungo periodo di riflessione lontano da Internet, pronto per raggiungere nuovi obiettivi con l'aiuto dello staff e degli affezionati utenti!

2 pensiero su “Alberto Gini a Pokémon Times: “La mia storia da allenatore di Pokémon inizia in un supermercato””
  1. Caspita che bravo, complimenti! Pikasorriso
    Mi viene un po’ di invidia: del suo talento soprattutto, ma anche del fatto che i miei non mi accompagnerebbero neanche in centro città se fosse per i pokemon, figurarsi in America 🙁

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