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Lo scorso autunno si è concluso in Giappone l’arco narrativo della Lega di Alola nella serie Sole e Luna e da pochissimo anche su K2.
In una generazione che negli ultimi tre anni si è fatta conoscere per essere fuori dagli schemi, imprevedibile e piena di scelte innovative, questo è stato uno dei momenti più dibattuti dell’intero anime Pokémon: tante le sorprese, ma soprattutto tantissimi i cambiamenti di fronte a passate stagioni; per questo, anche se abbiamo già ampiamente commentato la Lega in una discussione apposita sul forum, sentiamo che c’è ancora altro di cui parlare in merito ai personaggi, alle lotte e al messaggio di fondo della competizione.
Alola ci avrà lasciato di recente, e ormai molti di voi saranno in mezzo alla lussureggiante natura di Galar o ad osservare il giro del mondo di Ash e Go, ma ciò non ci impedisce di esprimerci in merito alla conclusione dell’anime appena trascorso.
Ovviamente all’interno dell’articolo vi saranno spoiler considerevoli se non avete visto la lega, quindi siete avvisati. Inoltre, se volete approfondire ancora di più la Serie Sole e Luna, nelle ultime settimane ho pubblicato degli approfondimenti nel forum con osservazioni più dettagliate e soggettive, vi aspettiamo!
Detto questo, bando alle ciance e iniziamo subito.

E stata problematica la presenza di tanti personaggi? E com’è stata la qualità delle battaglie durante il torneo?

Una delle paure maggiori vissute dai fan, e che poi si è trasformata in critica effettiva durante la trasmissione degli episodi, riguardava la qualità effettiva delle battaglie e il livello della competizione sulla base dei suoi membri. La scelta di consentire la partecipazione a tutti i personaggi ha scatenato alcune critiche, mentre la presenza di match all’apparenza “semplificati” (costituiti per la stragrande maggioranza da lotte 1 vs 1) ha deluso tantissime persone, con il risultato che la Lega di Alola è passata agli occhi della community internazionale come una sorta di pagliacciata, se non la Lega Pokémon peggiore nella storia della serie animata.

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Ora, non abbiamo nessuna intenzione di criticare le opinioni altrui, ma crediamo che la questione sia più complessa di come possa sembrare a una prima occhiata, per cui merita un’analisi attenta. Tanto per cominciare, partendo proprio dalla critica in merito ai membri della competizione vogliamo porre una domanda: da quando conosciamo il livello dei partecipanti in generale?
Se fate mente locale per un istante, noterete che tutte le conferenze della Lega Pokemon si sono basate esclusivamente su Ash e i suoi rivali, gli unici Allenatori di cui conoscessimo realmente la forza e che, solitamente, si rivelavano abbastanza abili per ambire alla vittoria; quanto agli altri, davamo per scontato che fossero sufficientemente forti per entrare, ma non sapevamo nulla di effettivo – anche perché la stragrande maggioranza finiva per apparire off-screen. E tecnicamente le cose non sono cambiate troppo neanche in quest’occasione, dal momento che i maggiori rivali di Ash (Iridio, Hau, Liam, Kawe e Guzman) sono decisamente i più forti, per via della loro esperienza o del fatto che hanno affrontato il Giro delle Isole, e mentre lo stesso Ash riesce a superarli, questi surclassano il resto dei partecipanti, dagli studenti della Scuola di Pokémon a Manuel Oak, passando per Plumeria e le reclute del Team Skull.
Di nuovo, senza voler criticare le opinioni di nessuno, che alcuni dei primi sedici non siano riusciti a mostrarsi degni di passare le preliminari risulta essere, purtroppo, un difetto oggettivo (ne parleremo dopo con chiarezza), ma anche tenendo conto di ciò sembra quindi evidente che l’unica differenza tra la competizione di Alola e quella delle altre regioni sia che in SL abbiamo avuto più volti noti invece dei soliti personaggi generici; tuttavia, finché ci si mantiene sulla formula di far affrontare ad Ash lotte più intense solo contro i propri rivali, la situazione non cambia troppo.
È stata di sicuro una caratteristica controversa, ma a nostro avviso non ha influenzato l’intero arco narrativo in maniera eccessivamente negativa.

Chiusa la parentesi sui partecipanti, e facendo un discorso in merito alle lotte nello specifico, c’è una ragione precisa per cui pensiamo che bisogni dare a esse una possibilità: il fattore mosse Z.
Da quando sono state introdotte, è curioso notare come gli attacchi peculiari della settima generazione abbiano spesso finito per rivelarsi una sorta di arma definitiva da parte dei personaggi, riuscendo (salvo pochissime eccezioni) ad abbattere gli avversari senza intoppi di alcun tipo; ovviamente ciò deriva dal fatto che il concept alla base delle mosse Z risulta ben diverso rispetto alle mosse tradizionali e, conseguentemente, non è possibile aspettarsi la stessa creatività da parte degli scrittori; tuttavia il punto è che in SL gran parte degli scontri si è rivelata abbastanza ripetitiva.
Alla Lega Pokémon sembra però che gli autori abbiano risolto il problema, dal momento che in quasi tutti gli scontri le mosse Z o non vengono usate, o finiscono per venire contrastate e schivate, e le battaglie non perdono creatività né varietà di strategie: Torracat e Incineroar che si gettano nella Fiammobomba Detonante in un ultimo scambio di colpi o Silvally che sfrutta la ROM Fuoco per evitare un potenziale K.O sono solo alcuni dei momenti meglio riusciti per coreografia di lotta e scelte strategiche dei partecipanti – a testimonianza che, nonostante il basso numero di Pokémon utilizzati, la qualità effettiva delle lotte si mantiene per la maggior parte buona.

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L’obbiettivo principale della Conferenza Manalo: la storia di tutti

Ma al di là di qualsivoglia polemica in merito ai concorrenti o alla qualità delle battaglie, la vera novità della Lega di Alola, la sua prima qualità fra tutte, sta indubbiamente nel modo in cui essa si pone a conclusione della serie di “Sole e Luna”.
In genere la Lega Pokémon tende ad essere ricordata come il teatro delle competizioni tra Ash e i suoi rivali, e nulla di più; stavolta, nel momento in cui vediamo così tanti personaggi principali affrontarsi non possiamo non notare che ciascuno di loro è una parte focale dell’evento, che ciascuno di loro porta avanti la propria storia: il Team Rocket desidera trovare un modo per conquistare la regione di Alola, loro primario obbiettivo sin dagli albori della saga; Guzman si pone come vero antagonista di questo arco narrativo; Chrys, Ibis e Lylia partecipano per puro divertimento, e così via dicendo. Per non parlare poi del fatto che l’ultima lotta chiude una volta per tutte la storyline di Ash e Kukui, la rivalità tra i loro Pokémon e persino la sottotrama incentrata su Tapu Koko – che è stato il vero motore di partenza per tutte le avventure vissute da Ash ad Alola.
SL è sempre stato un’anime focalizzato sui suoi personaggi e sulle relazioni tra gli stessi, piuttosto che sulle lotte o l’aspetto del viaggio e per come è stata concepita la Lega Pokémon, non fa altro che confermare il focus della serie: ognuno dei partecipanti possiede il proprio differente obbiettivo, nonostante tutti siano accumunati dallo stesso evento, e questo rende la Conferenza Manalo il culmine dell’intera saga; per la prima volta, possiamo veramente dire che la Lega Pokémon segna la fine di una generazione, poiché è in essa che convergono indistintamente le storie di tutti i personaggi: è in essa che la crescita e lo sviluppo del cast, portati avanti nel corso dell’anime assieme ai rapporti tra gli stessi e i loro mostriciattoli, raggiungono l’apice per mezzo delle lotte – in alcuni casi è proprio il messaggio che si vuole comunicare a costituire quanto di più importante per la lotta stessa, e non solo azione e tattiche varie.
Tutto ha una conclusione con la Lega, non soltanto il viaggio di Ash e i suoi rivali, e ciò a prescindere dalla presenza di parti più o meno riuscite in questo arco – dei possibili difetti ne parleremo però in un successivo paragrafo.

Potremmo fare numerosissimi esempi in merito a quali lotte ci hanno impressionato maggiormente, o a quali partecipanti hanno saputo distinguersi più degli altri, tuttavia preferiamo lasciare che siate voi a fare esempi, raccontandoci la vostra opinione. Se dovessimo prendere giusto un personaggio in esame, sceglieremmo Guzman, capo del Team Skull e uno dei maggiori contendenti del torneo: la sua backstory, il rapporto che ha con le reclute e (soprattutto) con Plumeria, il proprio complesso di inferiorità…
Tutto quel che riguarda il personaggio viene approfondito costantemente lotta dopo lotta, fino alla semifinale contro Ash dove la sua evoluzione psicologica raggiunge l’apice: quando capisce di essere nuovamente sull’orlo della sconfitta, la paura e la consapevolezza che non può scappare (in fondo sta combattendo davanti a centinaia di persone) arrivano a tormentarlo, mentre Plumeria legge i suoi sentimenti e lo fissa in silenzio.
Alla fine, però, nell’attimo in cui il suo Golisopod, il quale condivide la medesima paura, sceglie di non fuggire e subisce in pieno una mossa Z, Guzman guarda un’ultima volta a tutto ciò che ha passato e capisce di dover prendere in mano la propria vita, andando avanti con determinazione e speranza per il futuro.

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Ogni match è speciale insomma, e indubbiamente diminuire gli scontri a 1 vs 1 durante gran parte del torneo è stato fatto per far prendere il tempo necessario a tutti, senza accelerare le cose; rischioso, sì, e di sicuro può suscitare amarezza in alcuni quando si pensa ai soliti 3vs3 e 6vs6, ma giustificato se si guarda al torneo con una certa ottica: l’ottica secondo cui ogni partecipante, assieme ai propri Pokémon e per mezzo di confronti con altre persone, raggiunge importanti traguardi personali.

È infine abbastanza curiosa, da questo punto di vista, la situazione di Liam.

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Quando questi è stato introdotto, era chiaro che si trattava di un Allenatore talentuoso e soprattutto di una persona su tutt’altro livello rispetto ai protagonisti, essendo uno studente già diplomato; in molti quindi si aspettavano che egli avrebbe raggiunto le posizioni più alte del torneo, se non addirittura il titolo di Campione vero e proprio, e invece il personaggio ha finito per essere sbattuto fuori una volta superata la Battle Royale iniziale – nonostante fosse stato etichettato quale il favorito della competizone.
E la cosa in qualche modo conferma la chiave di lettura che stiamo affrontando: se Liam è già maturato più degli altri e ha già ottenuto tanto come Allenatore e come persona, entrando nella Lega di Kalos e trionfando in diverse discipline scolastiche e sportive, non è strano che la sua presenza serva unicamente a far risaltare i protagonisti, dal grado scolastico inferiore al suo e dunque con ancora molto da apprendere?

Un concept ripreso dai giochi, ma in maniera migliore

Ultimo ma non per importanza, la regola di far entrare tutti, per quanto controversa, ha attirato la nostra attenzione perché rappresenta un modo da parte dell’anime per riprendere lo stesso concept dei giochi in una maniera più profonda e migliorata. Nei titoli per 3DS, Kukui dichiara che il suo sogno è consentire a quanti più Allenatori possibili di lottare mostrando la propria abilità; e se questo nei giochi non significa niente, in quanto il giocatore è l’unico ad affrontare la sfida dei Superquattro, nell’anime è stata compiuta la scelta che tutti conosciamo: Alola non pone le lotte su un piano particolarmente elevato, focalizzando invece la propria cultura – e il modo di approcciarsi alle creature tascabili – su altri aspetti, come dimostrano il Giro delle Isole (incentrato più sulla maturazione degli Allenatori e la loro scoperta di usi e costumi della regione) o il fatto che, specie nella serie animata, in molti si limitino a godersi la propria vita assieme ai mostriciattoli tascabili, piuttosto che partire all’avventura; dunque Kukui intende diffondere la passione per le lotte agonistiche, intende consentire a chiunque di riscoprire un lato specifico dell’interazione tra uomini e Pokémon, e affinché questo avvenga egli evita di porre condizioni specifiche e lascia contribuire quante più persone possibili all’inaugurazione della prima Lega Pokémon nella regione, pure coloro che non hanno effettiva esperienza.
Tale evento, nel corso delle generazioni successive, porterebbe a una crescita dell’interesse comune verso le lotte agonistiche, spronando più Allenatori a compiere il Giro delle Isole con l’obbiettivo di divenire Campioni.

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Per come è stata realizzata, la prima Lega Pokémon di Alola va dunque intesa come il tentativo di una regione di stare al passo con le altre, di progredire e al tempo stesso appassionare la gente; e come abbiamo visto, attraverso le lotte e l’interazione tra i concorrenti si è spesso giunti alla maturazione degli stessi, anche questo un dettaglio riconducibile allo spirito della regione: sappiamo infatti che la filosofia secondo cui vivono gli abitanti delle quattro isole si basa sulla condivisione e sul sostegno reciproco, con Pokémon e umani che interagiscono tra essi, ed è proprio ciò che succede quando si pensa a come i concorrenti siano tutti cresciuti insieme confrontandosi reciprocamente – del resto pure Hala aveva suggerito un tale sviluppo degli eventi ai tempi dell’annuncio.

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Da notare, infine, come il torneo si sia addirittura aperto con una Battle Royale, formato di lotta che appartiene proprio alla cultura di Alola, e come per convincere il maggior numero di Allenatori sia stata richiesta la presenza di Mr. Royale, l’Allenatore più famoso e ammirato del posto.

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Anche il già citato approfondimento psicologico di Guzman rappresenta la volontà di riprendere elementi dei videogiochi, ma con dei miglioramenti. Infatti, la storia del Boss del Team Skull, un Allenatore che è fuggito dal Giro delle Isole perché non riusciva a comprenderlo a causa della propria testardaggine, che ha rinunciato ai propri sogni dopo ever subito innumerevoli sconfitte (l’anime mostra pure i trofei di secondi e terzi posti presenti in casa sua) e conosciuto un gruppo di sbandati dal medesimo destino, adesso raggiunge nel suo adattamento animato un livello superiore rispetto all’originale controparte videoludica; stesso discorso per il legame che egli possiede con Kukui e Hala, nei titoli su 3DS risulta di poco conto e qui invece è una parte fondamentale della sua caratterizzazione.

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L’idea di descriverlo quale “l’Allenatore imbattuto”, solo per poi svelare che egli affronta unicamente sfide che è sicuro di poter vincere, è inoltre una novità che calza a pennello con la sua mancanza di autostima, e infine la frase pronunciata durante il climax della semifinale, ossia “Guzman! Ma che diamine combini?!” è la stessa adottata nei giochi, con la differenza che nell’anime essa, da autocritica di fronte all’ennesimo fallimento, diventa espressione del desiderio di crescere come persona. Purtroppo, volendo essere obbiettivi, sia quest’ultimo appellativo che la scena dei trofei (parte minore della sua backstory) non risultano gestiti bene tanto quanto il resto, e questo perché citati solo durante le ultime puntate precedenti alla sua dipartita – e di conseguenza quasi per nulla approfonditi.

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Ash ha vinto: se l’è meritato? Sarebbe dovuto succedere altrove?

Se si parla di personaggi che raggiungono importanti traguardi personali, di certo non si può non menzionare l’enorme sorpresa che è stata la vittoria in finale di Ash e l’ottenimento del suo primo titolo di Campione di una Lega “in-game“. Tuttavia, molti sono coloro che o non apprezzano tale trionfo (per via delle ragioni precedentemente menzionate), o semplicemente guardano la faccenda con un sentimento a metà tra la gioia e l’amarezza.

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A questo proposito, vogliamo (e dobbiamo) essere sinceri: tutti, sia noi che voi, nel momento in cui abbiamo visto il protagonista tenere in mano quel trofeo non abbiamo potuto fare a meno di ricordare le sconfitte subite negli anni passati, specie a Kalos e Sinnoh. È inevitabile considerare ciò quale esempio di potenziale sprecato, ma forse il problema non è (solo) che le condizioni sembravano migliori, quanto piuttosto il fatto che ci sono voluti oltre vent’anni perché ciò avvenisse: abbiamo aspettato più di due decenni per assistere a un evento simile, quindi risulta più che normale chiedersi come mai l’opportunità non sia stata colta a tempo debito.
A ogni modo, nonostante il disappunto sia naturale va comunque sottolineato che ci sono delle reali motivazioni per cui la vittoria di Ash, proprio in queste condizioni, non sia tanto male e al contrario sia avvenuta in una situazione (forse) persino più favorevole rispetto a quelle precedenti. Tanto per cominciare, il fatto che la Lega di Alola (come già spiegato) costituisca il culmine dell’intera serie Sole e Luna è già una motivazione validissima: se Ash dovesse diventare Campione, sarebbe giusto che ciò avvenisse durante un arco narrativo posto a conclusione della serie, cosa che in effetti non è quasi mai successa nella serie, nemmeno con Kalos; la Conferenza Manalo svolge un lavoro migliore di tutte le precedenti Leghe Pokémon se si tratta di chiudere una generazione, in quanto ogni partecipante – e non solo Ash – possiede il proprio spazio durante tale arco.
Un’altra ragione per essere fieri dell’Allenatore di Biancavilla può essere il fatto che (come precedentemente menzionato) i rivali da lui affrontati sono stati generalmente individui molto più forti rispetto al resto dei partecipanti, come per esempio Hau – il quale ha superato una Grande Prova e possiede due Pokémon pienamente evoluti, il ché tecnicamente lo pone su un livello simile a quello di Kawe – o lo stesso Kawe, che pur non affrontando Ash direttamente è quasi riuscito a raggiungere tale scopo durante la semifinale; e proprio parlando di rivali, non si può non citare l’avversario di Ash durante la finale, Iridio.

Ai tempi in cui ipotizzammo le possibilità per Ash di trionfare alla Lega di Alola, mettemmo subito in chiaro la differenza tra lui e Alan: dalla prima alla sesta generazione è possibile notare come, secondo lo stesso pattern, il protagonista finisca sempre per sconfiggere il proprio rivale principale (con cui ha sviluppato una storia chiara e precisa) e poi venire battuto da un Allenatore che compare all’ultimo secondo, con cui non ha sviluppato nessuna storia o connessione rilevante; durante la Conferenza di Luminopoli Alan, pur avendo incontrato spesso Ash prima di affrontarlo in finale, non era troppo diverso sotto questo punto di vista rispetto a passati personaggi, mentre Iridio ha finalmente rappresentato una novità: con lui (e successivamente con Kukui) è in assoluto la prima volta che Ash termina la propria avventura affrontando Allenatori che posseggono rapporti più profondi nei suoi confronti, per cui risulta ancora più soddisfacente assistere alla sua vittoria.

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Ma il motivo più importante, ciò che forse giustifica maggiormente la vittoria del nostro eroe alla Conferenza Manalo, è l’interessante filo conduttore che unisce i membri della sua squadra.
La maggior parte dei Pokémon di Ash nel corso della serie finisce infatti per sviluppare diverse rivalità e condividerle con il proprio Allenatore, rivalità che raggiungono il culmine proprio durante la Lega Pokémon e che chiudono dunque una storia precisa pure per il protagonista e il suo team: non solo Ash ha ottenuto il suo primo titolo di Campione grazie ai propri Pokémon, ma nel mezzo della competizione anche gli stessi Pokémon sono cresciuti e hanno soddisfatto i propri desideri grazie ad Ash, permettendo in breve tempo un inizialmente mediocre squadra di divenire una delle più forti che egli abbia mai posseduto – che dire, totalmente in linea con lo spirito della regione di cui abbiamo parlato prima.
E per giunta, non dimentichiamoci che durante la sua ultima lotta Ash, oltre a ricevere l’aiuto di un Pokémon che ha fatto parte della sua famiglia, non solo ha sconfitto il suo primo vero avversario da quando la serie è iniziata – ossia Tapu Koko – ma ha condiviso con Pikachu tutti i ricordi e le sensazioni vissute fino ad allora, traendo ancora più forza nell’atto di rilasciare il Potere Z.

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In conclusione, sembra che la conquista di Ash sia stata frutto di una vicenda lunga e studiata a fondo, e sia in qualche modo “connessa” all’intera serie trascorsa in questi tre anni.

Alla fine, però, qualcosa è andato storto…

Purtroppo, al di là di quanto spiegato la Lega di Alola è tutto tranne che perfetta. Presenta difetti evidenti e spesso gravi, riassumibili in un unico discorso: banalmente, c’erano troppi personaggi.
Era abbastanza prevedibile che con così tanti volti noti ci sarebbero stati problemi di focus, a prescindere dagli sforzi e dalla già citata riduzione degli scontri, ma il modo in cui la questione è andata a finire risulta abbastanza deludente, sia per la fine che fanno alcuni partecipanti, sia per le loro stesse lotte. Tutto inizia con un episodio introduttivo che, a dire il vero, sembra mettere un po’ di hype in merito a determinati concorrenti; abbiamo infatti non solo il già citato Guzman, con la sua backstory, ma anche Hau e Lylia: il primo viene visto di buon occhio da suo nonno, lasciando supporre che darà grande prova di sé, mentre la seconda tira fuori la propria “Forma Z”, facendo intravedere un possibile sviluppo in merito al suo potenziale di Allenatrice.

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L’anime manda tuttavia in frantumi quanto appena spiegato durante la fase di qualificazione: l’intera puntata dedicata alla Battle Royale vede gente come Ibis, Suiren e Chrys, surclassare chiunque senza dare prova di nessuna abilità o merito; lo spettatore può inoltre scordarsi di Lylia e Hau dal momento che questi non vengono neanche visti in azione – per inciso, preziosi minuti di screentime vengono sprecati per comparse comiche quali Pikarla e il l’allenatore di Pokénchi, il ché ovviamente non aiuta a rendere le preliminari più legittime e convincenti.

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Successivamente abbiamo gli ottavi di finale. I match risultano in gran parte piacevoli, ma per i già citati Hau e Lylia la situazione è destinata a cadere ancora più in basso, con il primo che viene relegato a uno scontro lungo meno di un minuto, senza che si possa vedere granché e approfondire le sue capacità, e la seconda che affronta una delle lotte (forse) più controverse in assoluto: tante emozioni e un legame familiare erano alla base della lotta tra Lylia e Iridio, e la ragazza ha pure dimostrato una grande maturazione affrontando a testa alta l’avversario; tuttavia, lo scontro in sé è talmente corto da non suscitare nulla e risultare, invece, un esempio di potenziale sprecato per gran parte della community – chiaramente l’opinione della community non deve essere necessariamente pure la nostra, ma ci è sembrato un buon spunto di partenza per volgere una critica costruttiva.

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Infine la situazione migliora definitivamente a partire dai quarti, quando il numero di personaggi centrali raggiunge effettivamente una cifra sostenibile, ma arriva il match tra Ash e Hau… Non ci vogliamo dilungare troppo e chiediamo la vostra, essendo che si tratta della lotta che ha fatto maggiormente discutere il pubblico sul piano internazionale, ma la questione è questa: mentre Hau si rivela sorprendentemente preparato e forte, contrastando e dominando l’avversario attacco dopo attacco, Ash basa gran parte della propria strategia unicamente su Baldeali; e sì, questa sarà anche una mossa superefficace, ma guardando da un punto di vista narrativo l’idea del protagonista che utilizza una sola mossa, senza mostrare un minimo di creatività e ingegno, risulta problematico per entrambi gli Allenatori.

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Da un lato la prestazione di Ash appare quasi deludente, e in quanto a Hau dispiace perché sembrava la volta buona per consentire al personaggio di mostrare il proprio valore – e invece egli non ha neanche spinto le capacità avversarie al massimo.
Ultimo ma non per importanza, qualche piccola imperfezione si ha tra la finale contro Iridio e l’inizio della Lotta Totale tra Ash e Kukui. La vicenda di Guzzlord risulta gestita in maniera fin troppo sbrigativa, con tante apparizioni che avvengono senza che vi siano chiarimenti, e lo smascheramento di Mr. Royale presenta (almeno dal nostro punto di vista) delle incongruenze: in puntate precedenti è stato mostrato spesso come Kukui tenesse molto a nascondere la propria identità agli altri, specie alla folla nello stadio; non appena gli viene tolta la maschera, tuttavia, egli non si preoccupa minimamente di essere ormai scoperto di fronte a tutta Alola, ma soltanto di chiedere scusa ad allievi e familiari per aver mantenuto il segreto.

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E la domanda sorge spontanea: se quindi il personaggio non è mai stato realmente interessato a nascondere la propria identità di fronte alla massa, che bisogno c’era di approfondire in quel modo l’impatto esercitato dal suo alter ego, lasciando inoltre intuire caratteristiche che poi non verranno più riprese?
La risposta più logica, purtroppo, sembra per forza di cose essere quella secondo cui in origine fosse davvero prevista una storia precisa in merito alla figura dello Stadio Royale, ma poi essa sarebbe stata scartata per motivi ignoti – presumibilmente mancanza di tempo, essendo che già allora la Lega Pokémon contava più di dieci episodi. E ovviamente la stessa cosa potrebbe essere successa in merito alla crisi dei Guzzlord.

In conclusione… com’è andata davvero?

La Lega di Alola può non essere perfetta. Non tutti i personaggi e gli scontri riescono bene, mentre altre lotte, come “Ash VS Hau”, pur essendo realizzate più decentemente presentano sempre delle imperfezioni; infine vi sono alcuni acceleramenti durante la parte finale, che portano a gestire determinati eventi in maniera sbrigativa e povera.
Tuttavia, la Conferenza Manalo offre comunque un’esperienza innovativa che va oltre gli schemi e la narrazione adottati in passato, abbandonando il classico senso di “Ash–centrismo” per dedicarsi indistintamente a ciascuno dei componenti: tutti hanno una loro storia da portare a termine, tutti ricevono spazio e si cimentano in lotte che li vedono crescere assieme ai mostriciattoli e che presentano messaggi ben precisi; protagonisti e personaggi centrali sorprendono con un incredibile sviluppo caratteriale, che spesso risulta il vero fulcro delle loro battaglie ed è capace di emozionare il pubblico; e, sorpresa più grande in assoluto, Ash ottiene il titolo di Campione, segnando un nuovo inizio per l’anime Pokémon dopo ventidue lunghi anni.
Una Lega Pokémon quindi diversa dalle precedenti e basata sul trasmettere messaggi, far crescere i personaggi e chiudere nella maniera migliore l’intera serie di “Sole e Luna”, anziché sul solito percorso di Ash scandito da battaglie frenetiche e dinamiche; inoltre, parlando delle stesse battaglie vi sono pure casi di sfide tradizionali molto ben riuscite, e generalmente l’arco, in aggiunta ai pregi elencati finora, cattura alla perfezione le tematiche espresse nei giochi e lo spirito della regione di Alola.

Di David Z 99

Appassionato da sempre alla serie Pokémon, mi sono avvicinato ai giochi per la prima volta con Verde Foglia e da allora non ho mai smesso, né con i giochi, né con la serie animata. Oltre ai fumetto, l'animazione, il disegno, mi dedico anche alla scrittura: che siano storie, pensieri, o anche recensioni. Entrando nello staff di Pokémon Times ho intenzione di proseguire proprio per quest'ultima strada, per scambiare opinioni con quanti più fan possibili del nostro brand preferito.

2 pensiero su “[TALK] Serie Sole e Luna: approfondiamo insieme la Lega di Alola! Ash ha meritato la vittoria?”
  1. Ancora complimenti per l’ottimo approfondimento! Ciò che mi piace di più di questa lega, è che a diffenza delle altre leghe, concentrate unicamente su Ash, questa è servita per completare i percorsi di quasi tutti i personaggi e mostrare la loro maturazione. È quindi servita come conclusione di tutta la serie, mentre nelle altre stagioni la lega svolgeva il suo ruolo per quanto riguarda la competizione per poi venire oscurata da eventi successivi.
    Il fatto che hanno partecipato tutti gli amici e volti conosciuti da Ash l’ha resa decisamente molto più interessante rispetto a prima!

  2. Grazie per i complimenti!
    Ripensandoci, forse il discorso su Kukui non vale poi così tanto: alla fine nascondeva la propria identità unicamente per lavoro, dunque gli importava di essere una figura in cui immedesimarsi, ma non al punto da preoccuparsi perché fosse scoperto; la fortuna ha voluto che la maschera gli venisse tolta “forzatamente”, così ha potuto svelare il segreto senza compromettere la carriera.
    Nemmeno Hau era tanto malaccio. Sì, la sua assenza e il fatto che sia apparso in una sola puntata prima della Lega rimangono difetti evidenti, eppure in poche scene l’anime traccia un profilo (a parer mio) migliore rispetto a quello dei giochi: in SL/USUL Hau è sempre sorridente, non importa cosa accada, mentre qui lo vediamo studiare strategie precise per battere Ash e persino piangere dalla frustrazione una volta sconfitto; inoltre, è palese come suo nonno, invece di non fare nulla, osservi il suo percorso con orgoglio, e dimostri il proprio affetto impedendogli di vincere illegittimamente e consolandolo al termine della lotta.
    Di nuovo, la scarsa presenza e il suo rapporto superficiale col protagonista sono problematici, ma almeno è meglio di niente; se c’è un difetto che prima non avevo notato nell’ambito dei rivali è invece Liam, il quale dopo l’interessante interazione con Ash è rimasto fine a stesso e non ha avuto nessun ruolo logico – come Virgil ai tempi di Unima.
    Infine, sebbene il ritorno di Naganadel e la mossa Z finale non abbiano alcun impatto, secondo me c’è un parallelismo evidente: come Dia disse, Alola ha visto la costruzione di un imponente edificio che ha cambiato l’ecosistema, e successivamente i Guzzlord sono comparsi; ma la differenza sta’ nel fatto che il mondo di Ash non ha dimenticato la collaborazione tra uomini e Pokémon, come dimostrano lo stesso Naganadel, il lavoro di squadra tra Kahuna e Protettori, le mosse Z e persino il salvataggio di Bewear da parte del TR.
    In conclusione, questa Lega Pokémon ha qualche piccolo difetto in più rispetto alle altre, ma narra una storia solida e con un finale ben preciso. Non so dire se sia oggettivamente la migliore (magari è solo la terza o la seconda in classifica), ma almeno posso dire che è stata la mia preferita: era dai tempi di Diamante&Perla che non mi emozionavo tanto per una competizione.

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